Dal piombo in oro: le fasi della Grande Opera

mercoledì 23 ottobre, ore 21,00

 

“Una tradizione medioevale vuole che San Domenico detenesse un segreto per la trasmutazione e che questo segreto sarebbe stato trasmesso da maestro a discepolo a S. Alberto Magno, per via di eredi spirituali del santo fondatore e da S. Alberto sarebbe passato a S. Tommaso. Il ben noto ascetismo cristiano di costoro, le pubblicazioni teologiche e di mistica, nonché le scoperte nel campo della chimica vera e propria sono l’indizio che intendessero l’Alchimia in senso totale.”

Ad un altro grande atleta di ascetismo, San Benedetto, si deve l’espressione “Ora et Labora” che Enrico Khunrath prese a prestito per alludere ai lavori svolti nel laboratorio alchemico del suo Anfiteatro della Saggezza Eterna. Se mai gli Alchimisti del Medioevo europeo si dedicarono alle pratiche per estrarre dai metalli vili l’oro con numero atomico 79 e peso atomico 197,0 e se, insieme a ciò intesero ottenere anche dei preparati per le cure spagiriche, innegabilmente, prima di quella fisica, la fiamma che avevano cura di mantenere accesa era l’amore bruciante per la Saggezza Eterna nei loro cuori.

Non fu per un mero artificio letterario se, parlando di trasmutazione dei metalli vili in oro, i Filosofi intesero fare riferimento al cambiamento sostanziale per cui ciò che lega la psiche ad una condizione plumbea, di ignoranza riguardo alle proprie origini e al fine del proprio esistere, diventa materia per realizzare le conquiste più sublimi. Nel noto intricato linguaggio di simboli tratti dalla chimica, essi si riferivano, sì, ai metalli, ma li ritenevano come combinazioni di Elementi vivi, perché, in base al primo principio della cosiddetta Tavola di Smeraldo, consideravano che “l’intero Universo è mentale ed è tenuto nella mente del Tutto”.

Da ciò poi derivavano il secondo assioma: “com’è in alto, così è in basso, com’è al di sotto, così è al di sopra”. E su di esso fondavano la prassi per cui, concentrandosi con la vista, la mente e il cuore sulle operazioni di distillazione condotte in laboratorio, riuscivano a provocare un’analoga separazione dello spesso dal sottile nella propria interiorità in vista di realizzare la tre fasi della Grande Opera Alchemica: l’Opera al Nero, l’Opera al Bianco e l’Opera al Rosso.

Quello del 23 Ottobre, a cura della d.ssa Sara Castrini, sarà l’ultimo degli incontri del Mercoledì dedicati all’Alchimia. L’appuntamento, presso la sala conferenze di Piazza Ungheria, 6, è, come sempre, alle ore 21. Ingresso libero.